Un forte richiamo ha rivolto il Papa, al termine dell’udienza di mercoledì 15 marzo, sul tema del lavoro. In particolare, rivolgendosi agli imprenditori, ha ammonito: «Chi, per manovre economiche, per fare negoziati non del tutto chiari, chiude fabbriche, chiude imprese lavorative e toglie lavoro agli uomini, compie un peccato gravissimo».

Queste parole così dure nascono della convinzione che una azienda non può essere gestita solo per creare profitti finanziari, senza tenere conto delle esigenze, e prima ancora della dignità dei lavoratori che operano nell’impresa, che sono «il patrimonio più prezioso dell’azienda».

Perciò «nelle grandi decisioni strategiche e finanziarie, di acquisto o di vendita, di ridimensionamento o chiusura di impianti, nella politica delle fusioni, non ci si può limitare esclusivamente a criteri di natura finanziaria o commerciale». Queste ultime parole tratte della dottrina sociale della Chiesa (n. 340) che esprimono molto bene quale dovrebbe essere il rapporto virtuoso tra lavoro e capitale, coinvolgono i lavoratori nella partecipazione alla proprietà, alla gestione e ai frutti dell’azienda.

Ma questo, purtroppo, è ancora un traguardo lontano. Proprio per quanto non bisogna continuare a lottare. Inoltre papa Francesco ha aggiunto: «Il lavoro ci dà dignità, e i responsabili dei popoli, i governanti hanno l’obbligo di fare di tutto perché ogni uomo e ogni donna possano lavorare e così avere la fronte alta, guardare in faccia gli altri, con dignità».

Senza lavoro, infatti, non c’è futuro, anzi aumenta la paura e fa crescere la rabbia e anche la disperazione. Penso ai nostri operai della PMT che vivono, insieme alle loro famiglie , una lunga angoscia fatte di incertezze, di non risposte alle loro giuste richieste, creando un clima di sfiducia e di rivolta contro le Istituzioni. Domenica viene a Pinerolo il presidente del Senato, Pietro Grasso.

È un buon segno che abbia accettato di incontrare i lavoratori della PMT. Essi chiedono ciò che spetta loro per giustizia, cioè di essere tutelati in questo periodo di precarietà dagli ammortizzatori sociali. Sono infatti senza stipendio e senza sostegno. Signor Presidente, ascolti le loro urgenti richieste! Soprattutto le porti nelle dovute sedi istituzionali. A Roma, la voce dei disoccupati deve giungere forte, espressione della drammaticità del momento che stanno vivendo. Come vescovo, mi permetto di rivolgere questo accorato appello perché vedo, ogni giorno, nei volti degli operai che cosa significa la vita senza lavoro.

Chi è disoccupato diventa vittima dell’esclusione sociale. Insieme ai problemi posti da questa fabbrica, c’è la più ampia e drammatica realtà della disoccupazione nell’intero territorio pinerolese. Servono nuove politiche del lavoro; c’è bisogno che le impresse che vogliano attivare lavoro, siano aiutate e sostenute. La ringrazio, signor presidente, dell’attenzione che certamente presterà ai lavoratori della PMT e sono sicuro che li aiuterà a trovare risposte affidabili.

+ Pier Giorgio Debernardi