La Causa di Beatificazione del Servo di Dio don Giovanni Barra prosegue il suo cammino. È stata stampata a Roma la cosiddetta “Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis”. È un volume che consente non solo di conoscere la sua vita, ma di poter giudicare se ha praticato le virtù teologali e cardinali in modo eroico. Se la risposta sarà positiva verrà dichiarato “venerabile”. Tuttavia per giungere alla beatificazione occorre un miracolo ottenuto per sua intercessione.

Chiediamo al Signore che dia un segno che attesti la santità di questo nostro esemplare sacerdote. Egli è come un fiore di rara bellezza in mezzo ad un mazzo di fiori altrettanto belli, che sono i preti cresciuti nel presbiterio della nostra diocesi.

I santi sono affascinanti perché non sono soltanto maestri, ma testimoni di vita; non teorizzano il Vangelo ma lo praticano in modo eroico.

Desidero richiamare il titolo di un libro di don Barra: «Quando l’amore si fa pane», relativo alla vita di S. Giuseppe Benedetto Cottolengo. Perché? Il motivo è semplice. Il Santo Cottolengo ispirò tutta la sua azione apostolica al versetto della seconda lettera ai Corinzi: «Charitas Christi urget nos», «la carità di Cristo ci spinge» (2 Cor 5,14 ). Queste parole di S. Paolo formano anche il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani.

Don Barra educava facendo scoprire che la bellezza della vita si realizza nel dono e nella gratuità. Tutti i suoi libri hanno questo comune denominatore. Anche le numerose vocazioni alla vita consacrata e al ministero sacerdotale sono nate da questa pedagogia che ha come bussola il comandamento dell’amore.

Infatti è l’amore che ci fa essere uomini e donne capaci di ascoltare, dialogare, prendersi cura e camminare verso le periferie. In questo modo si mettono in azione orecchi, lingua, cuore, gambe. Tutta la persona, sensi e spirito, deve essere pronta per rispondere alle necessità e ai bisogni che si presentano quotidianamente.

Non dimentichiamo che don Barra è stato anche assistente dei giovani universitari (FUCI) e della Conferenza di San Vincenzo della città, insegnando a praticare la carità non come autogratificazione, non per catturare consensi e simpatia anche in vista dell’apostolato, ma unicamente come espressione di vicinanza, di servizio e di aiuto sul modello del buon samaritano.

Tutti coloro che hanno conosciuto don Barra attestano che dietro al suo volto solare c’era la convinzione profonda che il cristianesimo è una proposta d’amore. E lui si sentiva innamorato: « Io mi muovo tra tutti gli innamorati come chi ha una moglie da far invidia a tutti. Si, il mio amore è Qualcuno».

Il prossimo 28 gennaio ricorre l’anniversario della sua morte. Preghiamolo e imitiamolo, rendendo visibile che l’amore, se è autentico, deve tradursi in pane, cioè in gesti e azioni di condivisione verso i poveri. Quando il pane esce dal forno dell’amore di Dio è fragrante, nutriente e capace di moltiplicarsi per saziare la fame di tutti.

+ Pier Giorgio Debernardi