È tempo di vacanza, di riposo e di distensione, sia per chi va al mare o in montagna oppure si mette in viaggio per le strade del mondo, sia per chi decide di rimanere a casa per i motivi più diversi (vi sono persone ammalate o mancano le risorse). Occorre vivere con fiducia  queste settimane.

Anche il corpo ha bisogno di allentare i ritmi frenetici del quotidiano. Desidero, però, raccomandare a tutti: imparate a gustare la bellezza umile e semplice che incontrate ogni giorno.  Sì, imparate a guardare il creato attorno a voi con gli occhi pieni di stupore.

La natura, infatti, è incanto, piacere, scoperta, sorpresa, ma soprattutto bellezza. Tutto si rivela nella sua perfezione e nel suo dinamismo. Essa è la palestra di vita più grande ed efficace per far crescere e sviluppare, attraverso un continuo cambiamento, il nostro corpo, la nostra mente e le nostre anime.

Ma la bellezza si manifesta soprattutto nel rendere la nostra vita aperta alla compassione, alla condivisione e alla solidarietà. Ognuno è chiamato a sperimentare questa bellezza in qualsiasi luogo o situazione possa trovarsi.

Quando si semina il bene, quando si costruiscono rapporti di amicizia e di fraternità, si crea un ambiente dove ciascuno può sentirsi in pace, in serenità con se stesso, con gli altri e con Dio. Questa gioia la si sperimenta quando si vede che l’amore cresce nelle relazioni, nella vita di famiglia, nella cerchia degli amici e, più ampiamente, nella comunità in cui viviamo.

*Anche l’attesa si veste di bellezza; è desiderio di nuovi cammini, di esperienze arricchenti, di progetti audaci. Tutto questo lo possiamo sognare attendendo l’arrivo di mons. Derio. Con lui si apre un nuovo tratto di storia della nostra Chiesa diocesana. Tutti siamo chiamati a fare strada insieme: il vescovo con l’odore del gregge e il gregge con l’odore  del pastore. La bellezza sta appunto nella ferma volontà di voler lavorare insieme, di sostenerci vicendevolmente quando si è stanchi, di individuare piste pastorali più incisive e feconde.

Un’attesa piena di buona volontà rende più desiderato l’incontro, al quale deve aggiungersi l’impegno di voler mettersi in gioco, di sentirsi corresponsabili nella costruzione di una casa bella, di cui il capo cantiere è, appunto, il vescovo.

Ti aspettiamo, caro mons. Derio! Lavorare con te diventi per tutti esperienza di gioia e di bellezza, pur nella fatica quotidiana di mettere mattone su mattone.

+ Pier Giorgio Debernardi