Alberto Portesani e Cristina Primiani sono due coniugi pinerolesi che il 31 gennaio scorso a Valdocco hanno detto il loro secondo “sì”. Il primo quello del matrimonio «tra di noi», scherza Alberto; il secondo di coppia per diventare Cooperatori salesiani.

«Più che di coppia, di famiglia – spiega Cristina – perché la nostra scelta ha coinvolto le anche le nostre due figlie ed è fondamentale che la nostra scelta sia stata condivisa». Alberto, 52 anni, originario di Saluzzo, lavora come chimico alla ITT di Barge. Cristina, 51 anni e casalinga. Sono entrati a fare parte di un ramo della grande famiglia salesiana ancora poco conosciuto. Intorno al 1870 don Bosco andò concretizzando il progetto dei Cooperatori salesiani.

Scrive lo stesso don Bosco: «Appena cominciò l’opera degli oratori nel 1841 alcuni pii e zelanti sacerdoti e laici vennero in aiuto a coltivare la messe, che fin d’allora si presentava copiosa nella classe dei giovanetti pericolanti. Questi collaboratori, o cooperatori, furono in ogni tempo il sostegno delle opere che la divina Provvidenza ci poneva in mano».

Alcuni giorni prima della promessa, Alberto e Cristina hanno condiviso un momento di preghiera e di festa a Monte Oliveto con i novizi e alcuni amici e hanno portato la loro testimonianza. «Un giorno, spinti dalla necessità di trovare un punto di riferimento per le nostre figlie anche durante l’anno, siamo stati accolti da don Mario e don Andrea Ciapparella nella parrocchia dello Santo Spirito di Pinerolo. Alcuni mesi dopo siamo stati accolti nel coro parrocchiale», racconta ancora Cristina che è una ottima violinista.

«Poco per volta, con l’aiuto di Enrica Falco, salesiana cooperatrice di Pinerolo da sempre impegnata allo Spirito Santo, abbiamo raggiunto Valdocco e conosciuto il mondo salesiano, la sua accoglienza, il suo fondatore: don Bosco, straordinario esempio di santità, di spiritualità e di intraprendenza. Come non innamorarsi di don Bosco? Come non innamorarsi della famiglia salesiana? Diverse sono le strade offerte ai cristiani per vivere la fede del loro Battesimo. Alcuni, sotto l’impulso dello Spirito Santo, attratti dalla figura di don Bosco, realizzano l’ideale di “lavorare con lui” vivendo nella condizione secolare lo stesso carisma della Società di San Francesco di Sales. Don Bosco nel 1876 ne definì chiaramente il progetto di vita con il “Regolamento dei Cooperatori Salesiani” da lui scritto e successivamente approvato dalla Chiesa. Cristiani cattolici di qualsiasi condizione culturale e sociale possono percorrere questa strada».

Alberto ci tiene a sottolineare che «L’adesione non ha età: ci sono cooperatori giovani, magari animatori, ma anche persone già avanti con gli anni che pregano per i giovani». «Recentemente – racconta Cristina – hanno fatto la promessa due coniugi 70enni che hanno seguito il corso per intero» Per diventare Cooperatori Salesiani, infatti, si frequenta un corso di un anno e mezzo cui segue una richiesta scritta ai superiori. Don Enrico Stasi ha seguito Alberto e Cristina nella loro formazione.

«Ci siamo sentiti guidati per mano. Non è un cammino solitario ma un cammino che si fa insieme. Nel progetto di vita apostolica c’è una collaborazione fraterna. Dà un legame di famiglia tra gli associati». Non è neanche un impegno gravoso, spiegano ancora Alberto e Cristina: «Non c’è una prescrizione di attività ma solo di continuare la formazione spirituale personale e salesiana. E poi mettersi a servizio dove serve». A Torino e in tutto il Piemonte sono centinaia i Cooperatori salesiani. Nella diocesi di Pinerolo sono una dozzina coloro che hanno fatto questa promessa che viene rinnovata di anno in anno.

Ives Coassolo