«L’opzione preferenziale per i poveri è implicita nella fede cristologica in quel Dio che si è fatto povero per noi, per arricchirci con la sua povertà». Sono alcune delle parole pronunciate da Papa Benedetto XVI, nel discorso inaugurale della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e del Caribe svoltasi ad Aparecida, in Argentina, nel maggio 2007. Nell’Evangelii gaudium Papa Francesco spiega molto chiaramente il significato dell’opzione preferenziale per i poveri ed insiste sull’importanza della solidarietà con i poveri.

«La Chiesa deve arrivare a tutti senza eccezione. (…) Occorre affermare che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede ed i poveri» ed aggiunge «Non lasciamoli mai soli». Questa introduzione ha lo scopo di chiarire che “l’attenzione verso i poveri” riguarda tutti i cristiani, nessuno escluso e che questa attenzione deve manifestarsi attivamente, partendo «dal cuore per passare alle mani», come recita una frase cara al nostro Vescovo.

Il Centro Missionario per passare “dal cuore alle mani” ha sviluppato un programma in quattro punti:

  • promuovere forme di denuncia costruttiva, finalizzate a offrire modelli alternativi di sobrietà e custodia del creato;
  • raccontare le esperienze dei missionari, del volontariato, i progetti di solidarietà e di cooperazione allo sviluppo sostenibile, attraverso testimonianze dirette, diffusione di riviste missionarie, organizzazione di viaggi in terra di missione;
  • creare sul territorio occasioni di incontro fra persone appartenenti a culture e nazionalità diverse, per lo scambio di saperi e di esperienze;
  • realizzare percorsi educativi, progetti didattici, mostre, laboratori, con i giovani delle scuole, delle parrocchie e del mondo delle associazioni, sui temi della mondialità.

Oggi certamente sono cresciuti i poveri “materiali” e cioè tutte quelle persone che non hanno i mezzi per poter vivere e condurre una vita dignitosa. Ma ci sono anche quelli “esistenziali”, gli abbandonati, i malati, i divorziati, quelli rifiutati dalla società. La povertà è discriminazione razziale ma anche di genere. Che dire dei diritti delle donne regolarmente calpestati in molte parti del mondo e anche qui da noi?

Una grande categoria di povertà è quella culturale. A molti fa comodo tenere “gli altri” in condizione d’inferiorità culturale (non sa = non chiede). Il fenomeno è molto presente nel sud del mondo, ma non solo. Le conseguenze delle povertà sono sotto i nostri occhi.

Famiglie che perdono il lavoro e con esso la dignità, con conseguente impossibilità a far fronte ad affitti e bollette, spesso rovinandosi economicamente e disgregandosi. Giovani che hanno perso i punti di riferimento in questa società senza più valori e speranza.

Le conseguenze: malessere sociale, uso sregolato dei social, gioco d’azzardo, droga (evasione da questo mondo che non li conosce per approdare dove?), delinquenza. Anziani soli ed abbandonati, perché non più produttivi. Immigrati che fuggono dalle loro terre a causa di guerre, carestie e dopo viaggi inenarrabili arrivano nel “nord del mondo” che spesso li accoglie con muri di ostilità.

Milioni di persone nel sud del mondo che patiscono la fame a causa di carestie, guerre, soprusi. Per chiarire le cause ci viene in aiuto padre Gutierrez, fondatore della teologia della liberazione, che sgombra il campo da qualsiasi fraintendimento: la povertà non è una fatalità.

È piuttosto «una creazione di noi esseri umani», responsabili delle condizioni che la determinano. Pertanto non è ineluttabile ma modificabile. Se questo ci rattrista essendo noi i responsabili della situazione di povertà, d’altra parte ci dà speranza perché significa che qualcosa si può fare. La causa principale è l’avidità del mondo che si vuole sempre più arricchire. Il divario tra ricchi e poveri in continuo aumento.

Otto super ricchi possiedono circa la metà della ricchezza mondiale generando la “globalizzazione dell’indifferenza” (EG 54), quale risultato planetario della “cultura dello scarto” e del predominio dell’interesse egoistico individuale o di parte. Un capitolo a parte spetta al nord che per arricchirsi sfrutta il sud del mondo. Facciamoci aiutare da Papa Francesco e dalla sua Evangelii gaudium in cui ci dice che abbiamo creato un nuovo vitello d’oro.

«Una delle cause di questa situazione si trova nella relazione che abbiamo stabilito con il denaro, poiché accettiamo pacificamente il suo predomino su di noi e sulle nostre società. La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano! […] L’adorazione dell’antico vitello d’oro ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l’economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l’essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo». (EG 55)

E ci dice anche, a fronte di tutto questo, cosa noi cristiani dobbiamo fare: (EG 202) «La necessità di risolvere le cause strutturali della povertà non può attendere, non solo per una esigenza pragmatica di ottenere risultati e di ordinare la società, ma per guarirla da una malattia che la rende fragile e indegna e che potrà solo portarla a nuove crisi. I piani assistenziali, che fanno fronte ad alcune urgenze, si dovrebbero considerare solo come risposte provvisorie. Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. La inequità è la radice dei mali sociali».

Analizziamo a titolo di esempio alcuni dei punti da affrontare per influire sulle cause che generano questa situazione, prendendo ancora spunto dalle parole del Papa: (Laudato si’ n. 203): «Dal momento che il mercato tende a creare un meccanismo consumistico compulsivo per piazzare i suoi prodotti, le persone finiscono con l’essere travolte dal vortice degli acquisti e delle spese superflue».

Dobbiamo dunque diventare dei consumatori critici: pensare se il prodotto che si intende acquistare è realmente utile e necessario; scegliere prodotti che rispettano l’ambiente e il risparmio energetico; preferire prodotti locali e artigianali; informarsi sul comportamento etico dei produttori (diritti dei lavoratori, lavoro minorile, inquinamento); adottare una finanza etica, credere in uno sviluppo sostenibile che oltre all’economia consideri anche la società e l’ambiente, la nostra casa comune.

«Non lasciamo che al nostro passaggio rimangano segni di distruzione e di morte che colpiscono la nostra vita e quella delle future generazioni» sono ancora parole del Papa. Siamo quindi chiamati a consumare meno, consumare meglio per consumare tutti, seguendo le Beatitudini e la prima in particolare per arrivare a abbassare il nostro tenore di vita affinché i fratelli meno fortunati di noi possano alzare il loro.

Un cambiamento nel solco del Vangelo attraverso nuovi stili di vita. Strumenti alla portata di tutti, semplici azioni e scelte quotidiane, che non richiedono di diventare né santi né eroi, ma semplicemente di essere cittadini responsabili e solidali e cristiani autentici. In sintesi adottare nuovi rapporti con le persone: recuperare la ricchezza delle relazioni umane fondamentali per la felicità e il gusto della vita. Con le cose: passare dal consumismo al consumo critico, dalla dipendenza alla sobrietà. Con la natura: dall’uso indiscriminato della natura alla responsabilità ambientale.

Con la mondialità: passare dall’indifferenza alla solidarietà, dall’assistenzialismo alla giustizia sociale Il Centro missionario diocesano è impegnato mediante percorsi formativi destinati a scuole, parrocchie, oratori. Camminiamo insieme per costruire un altro mondo migliore.

Per informazioni e richieste di interventi: tel 335.57.85.584.

Lucy e Francesco Pagani – Centro Missionario Diocesano