Omelia in occasione dell’ingresso nella diocesi di Pinerolo (15 ottobre 2017)

Siamo qui, e ci è stato detto più volte negli interventi che mi hanno preceduto che siamo diversi. Ci sono tante diversità all’interno di questa terra, ma anche all’interno di questa assemblea: c’è gente di Pinerolo e del pinerolese, e c’è gente del fossanese e siamo già diversi. Ci sono uomini e ci sono donne, ci sono credenti e non credenti, ci sono credenti di diverse confessioni, ci sono giovani, adulti, anziani, bambini.

Ci sono persone che in questo momento sono molto allegre e altre che sono tristi, persone che stanno passando un momento spettacolare della vita e persone che stanno passando tragedie; siamo diversi, siamo molto diversi, ci sono laici e preti, ci sono preti, diaconi e vescovi. Siamo diversi, che bello, ma siamo insieme perché siamo radunati almeno da una cosa: dalla vita. Se c’è una cosa che ci accomuna è la vita, perché tutti vogliamo vivere al meglio e non sprecarci questa unica vita che ci è data, e allora pur nelle diversità siamo qui con questa domanda: come fare a non sprecarci la vita? Lo so che il Vescovo nella prima predica dovrebbe avere il suo programma, e ho visto che ci sono dei giornalisti, ma se si aspettano il programma possono deporre la biro e i fogli e stare tranquilli, perché non sono qui a dare un programma, ci mancherebbe, perché il programma si fa insieme, dal basso e con la gente.

Con tutto quello che la Chiesa di Pinerolo ha camminato fino a qui, ci mancherebbe che arrivo io e do il programma! Vengo ad imparare, sono straniero anche se vostro Vescovo, e insieme a costruire, certo, un programma; abbiamo vent’anni di tempo, non lo facciamo adesso, ma alla domanda si, iniziamo rispondere subito perché ogni giorno ci chiediamo: cosa dobbiamo fare per non sprecarci la vita? E allora iniziamo subito, questo sì, e lo faccio partendo da alcune cose che ho visto venendo in questi giorni a Pinerolo; non ho visto ancora molto e quindi scusatemi se faccio queste scelte e non altre, sono proprio ciò che ho visto; e cosa ho visto? Ho visto dei simboli che secondo me ci potranno accompagnare per ricordarci come fare per non sprecarci la vita. Io arrivo da Fossano, e sulla strada che da Saluzzo porta fino a qui, sapete cosa si vede? Certo che lo sapete, innanzitutto viaggiando verso Pinerolo si vede un campanile lassù in alto che è il campanile di San Maurizio.

Sapete, i campanili a cosa servono? Non servono solo a tenere su le campane, i campanili sono un dito puntato al cielo! È così, quando guardi un campanile ti viene da guardare in alto, è fatto così, la conformità ci dice: “Guarda in alto!”, cioè c’è un cielo! Hai visto che c’è un cielo? Alza gli occhi da terra, c’è un cielo, c’è un orizzonte! Ragazzo mio, c’è molto di più di quello che vedi tutti i giorni, è molto più ampio lo sguardo che puoi avere, e puoi addirittura sognare! San Maurizio ci ricorderà che si può addirittura sognare, si può avere lo sguardo più ampio di quello che riesci a raggiungere e che puoi fare adesso.

E questo ci accompagni, perché sapete, sono solo i sogni a muovere i piedi; se non hai sogni non vai da nessuna parte, e ovviamente certo, il campanile tiene anche su le campane, e le campane da là fanno scendere un suono verso il basso, per ricordarci che quel cielo non è vuoto, c’è un Padre. In quel cielo c’è un Padre che parla, ecco questa musica che viene giù e ci ricorda che quello è un Dio che parla: abbiamo la Parola di Dio che ogni giorno ci parla, la Parola che condividiamo con gli amici valdesi e con gli ortodossi; quella Parola che è sempre una Parola di un Dio misericordioso che da una bella notizia sulla tua vita quel giorno. Quando sono venuto il secondo giorno qui a Pinerolo, sono venuto a vedere questa bellissima Cattedrale, e fuori sono rimasto colpito dall’immagine che c’è sulla facciata, la Trinità, rappresentata come da molti altri artisti, con Gesù Cristo in croce, e il Padre che con il manto avvolge il Crocifisso e quasi tiene su la croce; qui non la tiene tanto su ma quella sarebbe una rappresentazione.

Quella ci ricorderà sempre che abbiamo un Dio che si cura di te, c’è un Dio che si cura di te, che si prende cura di te, delle tue fatiche, e ho sentito nell’introduzione quante fatiche anche qui a Pinerolo ci sono: la crisi ha fatto chiudere delle fabbriche, ci sono famiglie senza lavoro e questo è pesante; ci sono giovani che non trovano lavoro e devono andare da un’altra parte e questo è pesante; poi sicuramente ci sono i malati, so che c’è un Ospedale, una casa di riposo, ci sono egli anziani; quanta fatica, quante fatiche negli affetti e quante fatiche anche noi dovremo affrontare, ma c’è un Dio che si china e si cura di te: puoi vivere.

E tutti sono importanti, e un Vescovo lo so deve pensare a tutti, ma se mi permettete, noi siamo qui a testimoniare, certo per tutti, che c’è un Dio che si cura ed essere una Chiesa accogliente, veramente accogliente, aperta, compagna di strada, aiutare le persone a portare le fatiche in nome del nostro Dio. Ma se mi permettete una attenzione particolare ai giovani, ai giovani, ai giovani: una Chiesa che non parla ai giovani, è una Chiesa che non parla a nessuno, perché loro sono il termometro, e dunque ci dobbiamo misurare con loro che hanno le energie che noi dobbiamo solo tirar fuori e accompagnare.

E poi quella volta che sono venuto avevo un’ora libera tra un incontro e l’altro, e ho fatto due passi tra queste bellissime case, sono case medioevali, vicoli che ricordano il Medioevo e il Rinascimento: Pinerolo è carica di storia, e dunque vuol dire che qui secoli e secoli hanno portato avanti una civiltà che è la nostra civiltà, e noi in punta di piedi siamo i piccoli uomini che la portano avanti un pezzetto, ricordiamocelo sempre.

Questa civiltà che ha valori inestimabili, come la libertà: libertà di coscienza, libertà di parola, libertà di espressione, libertà religiosa, ma quanti sono morti per questa libertà? Noi dobbiamo portarla avanti in modo degno! La democrazia, la giustizia sociale, la tolleranza, questa è la nostra storia, noi veniamo da lì e dobbiamo continuare quei valori, e questo lo possiamo fare, c’è stato detto prima nel discorso del Sindaco, insieme; coltivare il proprio orto non porta da nessuna parte.

Insieme: Chiesa e istituzioni, valdesi, ortodossi e cattolici, credenti e non credenti, associazioni, movimenti e Scout insieme, e questo ce lo auguriamo davvero di cuore. Ma ricordare la storia vuol dire anche ricordare la fede: nei secoli, uomini e donne, preti, pastori e Vescovi che hanno trasmesso la fede, e noi la vogliamo portare avanti imparando ancora a fare vedere la bellezza del cristianesimo e del nostro Dio.

È quanto ci diceva il Vangelo, l’avete sentito? Lo so, qui ci sono molti competenti e ci vorrebbero almeno due ore per spiegarlo in modo minimamente decente quel brano di Vangelo, è bellissimo e complicatissimo, ma concedetemi un solo minuto, prendo solo una idea: cosa è successo a quelli là? Sono invitati alle nozze del figlio del re e non ci vanno perché devono andare ai campi e agli affari, ma cosa è successo? Cosa è successo? Non si sono accorti della bellezza di quell’invito e della bellezza di quella festa! L’hanno scordata, perché dietro quella parabola, quel re è Dio e il figlio è Gesù Cristo: Dio ha deciso di venire a fare alleanza con te ragazzo mio, ad abbracciarti, e portarti e lavorare con te, e non te ne accorgi!

E questo è folgorante, perché uno dei rischi della Chiesa, è diventato quello di non riuscire più a far vedere la bellezza di Dio. Diciamo tante cose, e dimentichiamo la sua bellezza, e come facciamo a far nascere credenti? Le diciamo anche giuste, ma dimentichiamo la sua bellezza! Abbiamo un Dio che è creatore, cioè che in questo momento è all’opera per far venire fuori il vero me che non c’è ancora, il vero noi! La bellezza, un giardino su questa terra, ma come si fa a non rimanere affascinati! Abbiamo un Gesù Cristo che si fa a pezzi, che si mette in croce davvero, non 2000 anni fa, ma adesso per te! Abbiamo uno Spirito che ci trapassa, che entra dentro, che è energia viva, e che è qui per rendere presente quel Padre e quel Figlio, ma come non avere i brividi quando celebri e tutto questo avviene quando leggi la Parola e questo si vede davanti a te? Ma questo dobbiamo avere: la bellezza di Dio che ci è regalata!

E ultimo, non potevo non dirlo, uno come me che ama le montagne, cosa ho visto a Pinerolo? Quando si viaggia verso Pinerolo, quando si è in Pinerolo, quando si esce da Pinerolo, le montagne sono sempre lì, vicinissime, e su questo più vicine che a Fossano, e devo dire che questo è già un punto a favore di Pinerolo! Amo le montagne per 1000 ragioni, ma quelle montagne saranno lì fra due anni, fra vent’anni fra cent’anni, sapete a dirci cosa? A dirci: “Ricordati del creato caro Derio!”.

Amici, non è più un pallino di pochi fermarci e pensare al creato, all’ambiente, al clima, all’ecologia, alla giustizia sociale, all’integrazione, non è più un pallino di pochi, questo è un ordine del Papa e questo è il grido della terra; la terra che è nostra madre! Dobbiamo ritornare a riconoscerla sacra, la terra, e rispettarla. Le montagne ce lo grideranno tutti i giorni.

Bene, questo è quello che ho visto, ho visto anche tante altre cose belle, ma San Maurizio, il Dio misericordioso della Trinità, la storia di questi vicoli e le montagne; io credo che queste quattro piccole cose saranno sempre lì a ricordarci che queste cose sono aiuti importanti per non sprecarci la vita, e per affrontare questa avventura insieme, perché è vero che sono io che inizio questo viaggio di vent’anni con voi, ma tutti oggi iniziamo un viaggio, è il viaggio della nostra vita, per non sprecarcela. Per non sprecarcela, alla luce di un versetto di Sacra Scrittura che io porto sempre in cuore, Daniele 3: “Non c’è delusione per coloro che in te confidano”, non c’è delusione per coloro che in te confidano. Che questa fiducia ci aiuti ad affrontare il futuro come promessa, come promessa, e mai, mai come minaccia. Amen.

+ Derio Olivero