Sono state due belle giornate quelle passate ad Assisi in occasione dell’offerta dell’olio, da parte della Regione Piemonte, per la lampada che arde sulla tomba di S. Francesco. Nello stesso giorno papa Francesco ha visitato le zone colpite dal terremoto portando con la sua presenza conforto e fiducia nel futuro. Anche da Assisi abbiamo seguito, con la preghiera, questa visita piena di speranza. D’altronde in questa città il respiro è quello della fraternità e dell’amore che non ha confini. Tutti e tutte si sentono vicendevolmente chiamati “fratelli” e “sorelle”.

Le solenni liturgie si sono intrecciate ai messaggi delle autorità civili che hanno fatto sentire che San Francesco è il più italiano dei santi. È Vincenzo Gioberti che nella sua opera “Del primato morale ecivile degli italiani” lo definisce così: Francesco d’Assisi « è il più amabile, il più poetico e il più italiano dei nostri santi». Frase che poi è stata più volte ripetuta, anche con un po’ di retorica.

Certo, San Francesco è un santo amato non solo in Italia ma nel mondo intero.
Il motivo è molto semplice: ha saputo parlare di pace al cuore della gente e si è fatto “strumento di pace” in mezzo alle contese e alle lotte del suo tempo. Ancora oggi ripete ad ogni uomo e donna di buona volontà che la pace è possibile.

Mi pare significativa l’icona di San Francesco che ammansisce il lupo di Gubbio. Quanti lupi ancora oggi nel mondo! Lupi nella martoriata Siria, lupi in Medio Oriente, lupi che sperperano le immense risorse delle Nazioni Africane, lupi assetati di sangue che seminano morte con atti di terrorismo, lupi che spingono migranti verso spiagge di morte.

La domanda che tanta gente si pone è questa: è possibile fermare e poi ammansire questi lupi rapaci? Certo che si può! A patto di non restare spettatori di questi atti sanguinari. Tutti siamo responsabili, dai capi delle Nazioni ai singoli cittadini. La pace è una responsabilità universale.

Infatti Papa Francesco, ad Assisi, il 20 settembre, ha detto che la pace è perdono capace di sanare le ferite del passato; è accoglienza, cioè disponibilità al dialogo; è collaborazione pronta a superare chiusure e difese dei propri interessi economici; è educazione che favorisce la cultura dell’incontro e bandisce ogni tentazione di violenza.

Si racconta che frate Masseo un giorno pose a san Francesco questa domanda: «Perché tutti a te? Perché tutto il mondo corre dietro a te?» Provo a rispondere così: Francesco è stato un uomo “in pace” con Dio, con il prossimo e con il creato; ha scelto di seguire a Gesù Cristo povero per poter donare a tutti la ricchezza del Vangelo; è riuscito a diventare fratello di tutti, buoni e cattivi, soprattutto amando e servendo i poveri perché in essi Gesù si immedesima e vive. Ecco il fascino di Francesco! Ecco perché ancora oggi tutti lo cercano! Nella sua vita c’è il segreto per costruire la civiltà dell’amore.

+ Pier Giorgio Debernardi

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