Domenica 27 novembre inizia il nuovo Anno liturgico. Come c’è l’anno civile e l’anno scolastico così la Chiesa calcola il tempo a cominciare dall’Avvento (quattro settimane prima di Natale) fino a giungere alla festa di Cristo Re che solitamente cade nella penultima o ultima domenica di novembre.

Al centro dell’anno vi è la persona di Gesù e il mistero della sua Pasqua. Infatti la Pasqua è il cuore della fede e Gesù risorto – secondo la bella definizione del Concilio Vaticano II – «è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia di ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni» (Gaudium et spes, n.45).

Il primo tratto del nuovo anno è l’Avvento. È il tempo dell’attesa di colui che deve venire. È l’attesa di Gesù, non soltanto nel ricordo della sua nascita a Betlemme,  ma con un sguardo che abbraccia tutta  la storia umana. In questo senso egli è il “Veniente”. Viene sempre incontro a noi, ma soprattutto lo attendiamo quando egli «verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti».

L’Avvento, dunque, ci educa ad essere sempre vigili e coscienti circa questo ultimo traguardo, mai lasciandoci affogare nella banalità dei giorni che passano.

Al suo ritorno glorioso ci chiederà conto di come avremo impiegato i talenti che egli ci ha donato. Il giudizio verterà su sette punti, cioè sulle opere di misericordia. Ha ragione S. Giovanni della Croce quando afferma: « Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore». Solo sull’amore! Sarà un giudizio brevissimo, unicamente su una parola, ma tale da essere il compendio di tutta l’esistenza.

Questo è il comando di Gesù: «Vegliate!». Lo sentiremo ripetere sovente durante queste settimane. Ma perché vegliamo? Anche coloro che passano la notte in discoteca vegliano, ma per divertirsi fino allo stordimento. Noi vegliamo per sapere riconoscere Gesù che passa accanto a noi e si nasconde, anzi si identifica, nel povero e nel sofferente ed è presente nei drammi di questa nostra umanità.

Guai non accorgerci delle continue visite del Signore! È indice di superficialità e di stordimento. Abbiamo bisogno di essere continuamente rieducati a questo sguardo di fede. Questo è il compito dell’Avvento. La stessa liturgia, nella prima domenica, ci suggerisce le parole, che devono diventare preghiera del nostro cuore: « O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli».

Vi invito a vivere questo periodo nella preghiera e sovrabbondando in solidarietà.

Il segno del Giubileo è la ristrutturazione della Casa di Pralafera. Presto iniziano i lavori. La nostra carità di Avvento si riversi verso quest’opera.

Buon Anno Liturgico! Buon cammino verso il Natale!

+ Pier Giorgio Debernardi