Venerdì 19 aprile nella Sala Bonhoeffer si è tenuta la prima seduta del nuovo Consiglio Pastorale diocesano. Il vescovo Derio: «siamo chiamati ad annunciare la bellezza della nostra fede a una società che l’ha un po’ persa».

Una processione in fila indiana, fermandosi davanti a un tavolino per mettere le mani sulla Bibbia, collocata sopra. In segno di assunzione pubblica di impegno, davanti a Dio, alla Chiesa e ai fratelli. Con questo gesto simbolico, suggerito dal vescovo Derio, ha preso il via a Pinerolo lo scorso 19 aprile nella sala “D. Bonhoeffer” del Seminario, il primo incontro del rinnovato Consiglio Pastorale diocesano, in carica per i prossimi cinque anni.

L’organismo ha natura consultiva, ma «da quanto emergerà dai lavori, dove ogni membro non agisce a nome proprio ma a nome dei rispettivi gruppi e comunità, verranno le linee di indirizzo per la diocesi che saranno poi promosse e applicate negli anni a venire, come si è fatto con il precedente consiglio», ha precisato monsignor Derio.

Poi un’importante indicazione strategica di fondo: «La questione organizzativa è una cosa seria, ma questo non è il primo problema. Il primo problema è un problema di stile, che è quello che ci dice il papa: uno stile missionario di chiesa in uscita, che vuol dire un sacco di cose. Un tempo la chiesa faceva solo pastorale, cioè in un contesto dove tutti o quasi erano credenti si limitava a curare quella fede che già c’era. La maggior parte delle persone che abitavano a Pinerolo cinquant’anni fa erano credenti. Annunciare la fede non era un problema dei preti, perché la fede la annunciavano in casa le mamme, i papà, i nonni e quando i bambini arrivavano in parrocchia erano già credenti. Il mestiere dei preti era soprattutto sul fronte morale. Oggi, al contrario, siamo chiamati ad annunciare la bellezza della nostra fede a una società che l’ha un po’ persa. E allora tutto ciò che facciamo, dalla celebrazione della messa alla castagnata, deve cambiare stile, cioè deve diventare missionario. Non si tratta di trascinare qualcuno in più in chiesa, ma dobbiamo incontrare le persone e, in qualche modo, far brillare il Vangelo. Quindi – ha concluso il vescovo – occorre passare dallo stile della pastorale allo stile della pastorale missionaria».

A queste parole sono seguiti alcuni interventi dei presenti che hanno richiamato aspetti particolari dell’agire ecclesiale, tra i quali l’importanza di imparare a comunicare in modo efficace il vissuto e la bellezza delle proprie comunità, in una prospettiva di condivisione.

È stata quindi definita la “giunta” che sarà il braccio operativo del Consiglio.

 

I componenti del consiglio

Il Consiglio è nominato direttamente dal vescovo, in conformità ai canoni 511-514 del Codice di Diritto Canonico. Come si legge nello Statuto, esso «è formato dai rappresentanti delle diverse realtà pastorali con l’intento di riconoscere e stimolare il maggior apporto dei carismi della stessa Chiesa locale».

Ne fanno parte: il vescovo; il vicario generale (monsignor Gustavo Bertea); i vicari delle quattro Zone pastorali della Diocesi (don Michele Bordonaro, don Massimo Lovera, don Manuel Monti, don Mauro Roventi Beccari); titolari e rappresentanti di tutti gli Uffici pastorali diocesani; i rappresentanti nominati da ogni parrocchia; un rappresentante dei diaconi (Claudio Bruno); un rappresentante dei religiosi (don Lino Piano S.S.C.); una rappresentante delle religiose (suor Miriam Tiziani); cinque rappresentanti della Consulta diocesana delle Aggregazioni Laicali e sette persone cooptate direttamente dal vescovo.

L’elenco completo dei membri del Consiglio Pastorale è consultabile sul sito www.diocesipinerolo.it