Giorno di San Rocco, giorno di festa per la comunità di Dubbione. E quest’anno si è trattato di una festa doppia. Alla celebrazione del santo patrono, si è aggiunta – dopo la messa mattutina presieduta dal vescovo di Pinerolo, Derio Olivero – l’intitolazione da parte dell’amministrazione comunale della piazzetta col giardinetto di fronte alla chiesa parrocchiale al compianto storico parroco, don Mario Ambrosiani.

Così al termine della celebrazione eucaristica (durante la quale non è mancato il tradizionale pane di San Rocco offerto dal panettiere Angelo Manavella), l’assemblea al seguito del sindaco Roberto Rostagno, del parroco Dariusz Komierzynski e di monsignor Olivero si è radunata davanti al giardinetto per scoprire le nuove targhe di intitolazione della piazzetta. Monsignor Derio, nel suo intervento, ha sottolineato l’importanza di dedicare uno spazio pubblico a don Mario: «così chi si fermerà qui davanti (e che magari è lontano dalla fede) potrà riflettere sul fatto che esiste anche un altro punto di vista diverso da quello scientifico, filosofico e razionale, il punto di vista della fede di questo parroco».

Durante l’omelia, il vescovo Derio ha ricordato: «Quando ci troviamo per una festa patronale, noi siamo dentro la Storia: la festa patronale c’era dieci anni fa, vent’anni fa, settant’anni fa e prima di noi l’hanno festeggiata i nostri genitori, i nostri nonni, quelli che ci hanno preceduto e che hanno costruito la comunità prima di noi e che hanno voluto esprimere la loro gratitudine a Dio […] La festa patronale è un buon motivo per far festa, come un compleanno, una laurea, come quando l’Italia vince gli Europei, un’occasione in cui dire grazie e in cui vogliamo condividere questo grazie. Grazie di che cosa? Che siamo nati ad esempio, 10-20-50 anni fa, e non era affatto una cosa scontata. Perciò ringrazio Dio perché sono nato, perché sono ancora vivo. Nel caso della festa patronale, ringraziamo Dio di non essere da soli, ma di appartenere a una comunità, di appartenere a Dubbione. Se esistessi solo tu, sarebbe un disastro ma per fortuna c’è il panettiere, c’è il medico, c’è l’insegnante, ci sono il parroco e il sindaco, ci sono il contadino e l’operaio e ognuno fa il suo dovere… Quando si festeggia la festa patronale, si dice grazie di far parte di una comunità, ci si sente orgogliosi del proprio paese e lo si pone sotto la protezione di un santo patrono, cioè sotto la protezione di Dio, in qualche modo diciamo “io appartengo al mio Dio” e portiamo avanti la fede cristiana, condividendo la festa di amore della comunità credente […] un grande come Roland Barthes disse: “Non significa dunque niente, per voi, essere la festa di qualcuno?”… le capacità delle persone creano relazioni vive, vere e giuste e occorre dire grazie agli altri per quello che fanno, almeno una volta l’anno, almeno in occasione della festa patronale».