Le Chiese devono superare le loro divisioni interne e unirsi per servire il mondo esterno, offrendo coesione sociale e testimonianza della fede, ha ribadito il vescovo di Pinerolo al Sinodo valdese di Torre Pellice il 25 agosto 2025.

“È tempo di un ecumenismo che non si occupi solo di se stesso, ma di chi sta fuori, di chi non appartiene alle nostre comunità”. Lo ha affermato mons. Derio Olivero – vescovo di Pinerolo e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Cei – portando ieri il suo saluto al Sinodo delle chiese valdesi e metodiste a Torre Pellice. Citando il teologo Dietrich Bonhoeffer – “la Chiesa è l’unica società che esiste per coloro che non vi fanno parte” – il presule ha sottolineato che l’ecumenismo oggi deve assumere questa dimensione “testimoniale e di servizio”, non limitandosi alle relazioni interne ma aprendosi al mondo, “alle persone che non sono né cattoliche, né valdesi, né metodiste, né ortodosse”.

Olivero ha quindi annunciato in anteprima un’iniziativa: “A gennaio 2026 a Bari terremo il primo simposio delle Chiese cristiane presenti in Italia, un bel passo avanti per quella che chiamiamo la via italiana del dialogo”. L’obiettivo, ha spiegato, è rendere le Chiese “generative e fonte di coesione sociale” nello spazio pubblico, in un contesto segnato da divisioni e fragilità. Per descrivere lo spirito necessario al cammino ecumenico, il vescovo ha usato l’immagine dell’alpinista: “Quando si va in montagna bisogna avere passione per la cima, altrimenti ci si stanca troppo presto. Anche le Chiese rischiano di guardarsi i piedi, di fermarsi sulle questioni interne. Invece dobbiamo guardare in alto, al cuore della fede”.

AGENSIR